Il sistema della sanità siciliana è stato colpito da uno dei più grandi scandali di corruzione degli ultimi anni. Il 4 novembre 2025, la Procura di Palermo ha chiesto l’arresto domiciliare per Salvatore "Totò" Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia (2001-2008) e attuale presidente nazionale della Nuova DC, e per altri 17 indagati, tra cui il deputato Saverio Romano, ex ministro dell’Agricoltura sotto Berlusconi. L’indagine, condotta dal ROS dei Carabinieri, rivela un meccanismo di potere che ha trasformato concorsi pubblici in strumenti di clientelismo, con la Villa Sofia-Cervello di Palermo al centro di un giro di tangenti e nomine truccate.
Il concorso truccato che ha svelato il sistema
Tutto è partito da un semplice bando del giugno 2024: 15 posti da operatori sociosanitari alla Villa Sofia-Cervello. Niente di strano, in teoria. Ma gli investigatori hanno scoperto che i nomi dei vincitori erano già decisi mesi prima. Vito Raso, segretario storico di Cuffaro e capo della segreteria speciale del consigliere regionale Nuccia Albano, avrebbe consegnato in anticipo le domande d’esame a candidati selezionati. L’ex presidente della commissione esaminatrice, Iacono, e Colletti, futuro direttore generale dell’ospedale, avrebbero garantito che solo i “favoriti” superassero la prova. Un meccanismo perfetto: domande rubate, giudici compiacenti, risultati falsati. E tutto a nome di un potere che si muoveva dietro le quinte.Cuffaro: il regista del crimine organizzato
Non si trattava di un episodio isolato. Secondo la Procura, Cuffaro ha agito come capo di un’associazione a delinquere che operava da anni. Usava i suoi contatti maturati durante il suo mandato da presidente della Regione — e prima ancora da presidente del Consiglio regionale — per influenzare nomine, appalti e gare d’appalto. Non solo in sanità. Ma la sanità era il suo terreno preferito: servizi pubblici, budget ingenti, personale non controllato. Ecco perché, secondo gli inquirenti, ha usato la sua rete per “fidelizzare” funzionari, promettendo posti di lavoro, incarichi, appalti in cambio di denaro o favori. Una rete che ha funzionato per decenni, con Cuffaro come “ponte” tra politica e affari.La storia che non si dimentica
Cuffaro non è un novellino in questo gioco. Nel 2011, la Cassazione lo ha condannato a sette anni per complicità con la mafia, dopo che era stato scoperto a favorire l’ingresso di affiliati nel sistema sanitario regionale. Ha scontato quasi quattro anni in carcere, uscendo nel 2015 grazie a una riduzione di pena per “reati non ostacolanti” e al buon comportamento. Un’uscita che molti consideravano troppo clemente. Ora, quasi quindici anni dopo, torna al centro di un’inchiesta che sembra ripercorrere lo stesso percorso: potere, influenza, impunità. E questa volta, non ci sono più scuse. Le prove sono più concrete: chat, documenti, testimonianze. E i testimoni che parlano.Il ruolo di Romano e la questione dell’immunità
Saverio Romano, deputato di Noi Moderati, è accusato di essere il “collegamento” tra la politica nazionale e il sistema locale. Secondo gli investigatori, avrebbe facilitato l’accesso a fondi regionali e favorito appalti per aziende legate a Cuffaro. Ma qui si inciampa in una questione tecnica: come deputato, Romano gode dell’immunità parlamentare. Per procedere contro di lui, serve l’autorizzazione della Camera. La Procura ha già inviato la richiesta. Il processo potrebbe durare mesi. Ma l’inchiesta non si ferma. Le perquisizioni alle case degli indagati, condotte dai ROS, hanno portato a documenti, email e registrazioni che potrebbero svelare nuovi nomi.Chi paga il prezzo della corruzione?
Il danno non è solo giudiziario. È sociale. Quanti pazienti hanno aspettato mesi per una visita perché i posti erano stati assegnati a chi aveva pagato? Quanti operatori qualificati sono stati esclusi perché non avevano i contatti giusti? E quante risorse pubbliche — milioni di euro — sono finite nelle tasche di pochi invece di migliorare le strutture sanitarie? A Palermo, l’ospedale Villa Sofia-Cervello è uno dei più grandi della Sicilia. Eppure, secondo dati della Regione, nel 2024 c’erano ancora 120 posti vacanti per operatori sociosanitari. Mentre 15 erano stati assegnati a persone che non avevano nemmeno il diploma richiesto.Cosa succede ora?
Il giudice per le indagini preliminari (GIP) deve decidere entro 45 giorni se confermare gli arresti domiciliari. Intanto, tutti gli indagati sono stati convocati per l’interrogatorio obbligatorio, come previsto dalla legge. Cuffaro, che fino a pochi giorni fa si definiva “vittima di una campagna mediatica”, ha rilasciato una breve dichiarazione: “Non ho mai chiesto un favore per me o per altri. La giustizia farà il suo corso.” Ma le prove raccolte dai ROS parlano un linguaggio diverso. E se il GIP accetterà la richiesta, Cuffaro diventerà il primo ex presidente di Regione in Italia a essere arrestato per corruzione dopo un precedente condanna per mafia.Il sistema che non cambia
Questo caso non è un’eccezione. È la punta dell’iceberg. Negli ultimi dieci anni, la Sicilia ha registrato 17 inchieste su concorsi pubblici truccati nella sanità. In ognuna, gli stessi nomi: ex funzionari, ex politici, ex presidenti. Eppure, il sistema non cambia. Perché? Perché chi controlla le nomine controlla il potere. E chi controlla il potere, controlla i soldi. Finché non si romperà questo circolo, le liste d’attesa continueranno ad allungarsi, e i giovani medici continueranno a emigrare. La giustizia ha fatto un passo avanti. Ma la politica? Ancora silenziosa.Frequently Asked Questions
Perché Cuffaro è stato condannato in passato e ora viene nuovamente indagato?
Cuffaro fu condannato nel 2011 per complicità con la mafia, dopo aver favorito l’ingresso di affiliati nel sistema sanitario siciliano. Oggi è indagato per un nuovo reato: associazione a delinquere finalizzata a truccare concorsi pubblici e appalti. Non è la stessa condanna, ma un’altra forma dello stesso problema: l’uso del potere politico per controllare risorse pubbliche. Le prove sono diverse, ma il metodo è identico.
Come è stato possibile truccare un concorso pubblico così facilmente?
Perché le commissioni esaminatrici erano composte da persone fedeli a Cuffaro, e i documenti erano manipolati in anticipo. Vito Raso, suo segretario, avrebbe fornito le domande d’esame. I giudici, come Iacono e Colletti, hanno garantito che solo i candidati “designati” superassero la prova. Non servivano truffe complesse: bastava controllare chi controllava il processo. Un sistema che funziona da decenni, perché nessuno ha mai verificato davvero i risultati.
Quali sono le conseguenze per i pazienti della Sicilia?
I posti vacanti negli ospedali aumentano, le liste d’attesa si allungano, e i servizi peggiorano. Nel 2024, la Villa Sofia-Cervello aveva 120 posti liberi per operatori sociosanitari, nonostante 15 posti fossero stati assegnati a persone non qualificate. Chi ha pagato il prezzo? I malati. Chi ha pagato il costo? La sanità pubblica. E la fiducia dei cittadini. Un sistema corrotto non cura: solo favorisce.
Perché serve l’autorizzazione della Camera per Romano?
Per la Costituzione italiana, i deputati godono di immunità parlamentare: non possono essere perseguiti per reati commessi fuori dal loro mandato senza l’autorizzazione della Camera. Romano, essendo deputato, ha questo privilegio. La Procura ha già inviato la richiesta, ma la decisione potrebbe richiedere mesi. Nel frattempo, l’indagine procede, e le prove raccolte potrebbero portare a nuovi sviluppi anche senza il suo arresto immediato.
Cosa cambierà dopo questa inchiesta?
Se i giudici confermeranno gli arresti, sarà un segnale forte: anche i potenti possono essere fermati. Ma il vero cambiamento richiede riforme strutturali: trasparenza totale nei concorsi, audit indipendenti, e la fine della nomina politica dei direttori sanitari. Senza questo, ogni inchiesta sarà solo un colpo di spugna su un sistema che si riproduce da solo. La giustizia ha agito. Ora tocca alla politica.
C’è un precedente simile in Italia?
Sì. Nel 2018, l’inchiesta "Mafia Capitale" a Roma portò all’arresto di politici e funzionari che truccavano appalti comunali. Anche lì, si usavano concorsi falsi e nomine clientelari. Ma a Roma si trattava di servizi pubblici; qui, si tratta di sanità. E la sanità è più fragile. Perché quando un ospedale è corrotto, non si perde solo un appalto: si perde una vita.
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